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Nel backstage di Gatta Cenerentola.

Gatta Cenerentola, la trama.

Attualmente considerata la città chiave della cultura in Italia, Napoli anche quest’anno non si smentisce e ci regala grandi soddisfazioni, tra queste, la recente uscita del film di animazione “Gatta Cenerentola”, una produzione interamente napoletana firmata Mad Entertainment, per la regia di Alessandro Rak, Ivan Cappiello, Marino Guarnieri e Dario Sansone. Una rilettura in chiave moderna di una fiaba antica non solo per bambini, in cui Napoli fu ed è lo scenario del racconto, che già in passato, mostrava il lato oscuro di una società schiava del lusso e dell’avidità di potere. I personaggi hanno tratti somatici molto forti, volutamente disegnati con un tratto impreciso e ruvido, il linguaggio è rigorosamente in dialetto napoletano, accompagnato dalla scelta di un doppiaggio di serie A. Nonostante i toni cupi che dominano la scena per la maggior parte del tempo, come ogni buona favola che si rispetti, alla fine vince sempre il bene sul male.

Intervista

Abbiamo avuto la fortuna di poter incontrare il direttore tecnico di “Gatta Cenerentola”, Corrado Piscitelli, che ha risposto così alle nostre domande:

1) Il successo che “Gatta Cenerentola” ha riscosso nelle sale cinematografiche non fa pensare che la vostra sia stata una produzione low-budget. Qual è l’arma vincente del vostro team?

Inventiva e pazzia. Bisogna tener conto che la nostra squadra è composta da una ventina di persone ( il team a lavoro su “Frozen”, della Disney, è stato di circa 650 elementi), spesso dobbiamo imparare a fare più cose per ricoprire più ruoli e non tutti hanno questa elasticità, tuttavia questo ci ha consentito di crescere come individui e come squadra in maniera incredibile. Siamo riusciti in un’impresa simile già con “L’Arte della Felicità”, il nostro lungometraggio precedente – ed eravamo praticamente la stessa squadra- ma il salto qualitativo che è stato necessario per realizzare “Gatta Cenerentola”, sia dal punto di vista tecnico che da quello puramente visivo, è stato enorme. Spesso ci chiedono com’è stato possibile realizzare il nostro film e raggiungere un tale livello qualitativo con un budget così ridotto (circa 1,3 milioni di euro , a paragone di  150 milioni di dollari, ad esempio, del sopracitato “Frozen”), la mia risposta è: “rendendo tutti partecipi allo stesso modo”. Siamo sempre tutti coinvolti in ogni fase della lavorazione e c’è un po’ di ognuno di noi in ogni scena. E’ una di quelle cose che mi rende felice di fare quello che faccio e per me è la nostra ricetta vincente.

2) Potreste svelarci anche qualche dettaglio tecnico sulla produzione?

Certo, nessun segreto, anzi, il film è stato realizzato con un software open source di nome Blender, un’operazione, per un prodotto di questo tipo, mai tentata prima e che ci ha consentito, grazie alla politica di condivisione dell’open source, di trasferire, a chiunque voglia usufruirne, gli strumenti che abbiamo realizzato per il nostro film.

3) Si sente spesso parlare  di un momento di grande rinascita culturale per la città di Napoli, come avvertite questo fenomeno?

In quello che facciamo c’è ovviamente molto di Napoli. Dalle colonne sonore, ricche di pezzi di gruppi tutti napoletani, ai nostri personaggi, alle nostre scenografie, tutto è Napoli. Del resto, nel nostro team siamo praticamente tutti napoletani ed è un po’ come raccontare noi stessi, quello che vediamo tutti i giorni, quello che respiriamo. Forse possiamo fare quello che facciamo proprio perché in città si respira quest’aria di creatività, ma, per me, c’è sempre stata. Era inevitabile che prima o poi il mondo se ne accorgesse.

4) L’industria del cinema d’animazione può essere considerata per Napoli e di conseguenza per la Campania, una reale opportunità di lavoro per le nuove generazioni?

L’Italia in generale vive molto a rilento la nascita di nuove forme di professione. L’animazione esiste ormai da più di 60 anni e in Italia solo adesso ci si sta interrogando seriamente sulla necessità di una serie di leggi dedicate al settore. Negli ultimi anni in particolare, grazie alla diffusione di internet ad alta velocità e alla nascita di molte scuole professionali, è nata la possibilità per molti di lavorare a distanza per società anche fuori dal territorio nazionale. Ce ne vuole ancora per arrivare ad una situazione completamente sostenibile su larga scala, ma secondo me ci si sta arrivando fisiologicamente. La fuga all’estero non può e non deve essere l’unica risposta.

5) Prossimi progetti in cantiere?

Al momento stiamo lavorando ad un adattamento di una storia di Alessandro Rak e Andrea Scoppetta il cui titolo è “A Skeleton Story”. La sfida questa volta potrebbe essere proprio come conciliare la nostra napoletanità con questa storia ambientata a New Orleans.

E’  davvero molto emozionante quello che ci racconta, potremmo continuare a parlarne all’infinito, è tutto così interessante e ci riempie di orgoglio, e  tra tutte le sue coinvolgenti considerazioni Corrado conclude l’intervista con queste testuali parole :

In sostanza, è un po’ campanilistico dirselo da soli, ma abbiamo realizzato qualcosa di straordinario , anche solo dal punto di vista produttivo,  qualcosa che nessuno ha mai fatto prima d’ora. Posso metterci la mano sul fuoco, non troverete un altro lungometraggio di animazione realizzato da un gruppo produttivo di 20 persone, e il motivo è che per chiunque altro sarebbe una follia.  Del resto lo studio si chiama Mad Entertainment”.

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